San Demetrio Corone (Shën Mitri in arbëreshe è un comune italiano di 3 258 abitanti sito in Calabria, nella provincia di Cosenza, con un';altitudine di 521 m s.l.m., costruito sulle colline che dalla pianura di Sibari salgono verso la Sila Greca, il paese si affaccia sul versante destro della bassa valle del Crati, con ampia vista sul Massiccio del Pollino.
La cittadina è tra i centri culturali più importanti delle comunità albanesi d'Italia, conserva la lingua albanese, il rito bizantino, i costumi, la cultura e l'identità etnica propria della terra d'origine. È sede del "Collegio Italo-Albanese di Sant'Adriano", in passato importante organismo religioso e culturale, di grande rilievo per la conservazione del rito orientale e delle tradizioni, faro del patrimonio identitario albanese, in cui si formò la crème dell'intellighentia italo-albanese del continente.
Nella frazione Macchia Albanese, posta a 418 metri s.l.m., è nato Girolamo De Rada, sommo vate arbëresh, padre della letteratura albanese moderna. Da anni la musica, il canto e le nuove sonorità degli albanesi d'Italia sono raggruppate qui ne "Il Festival della Canzone Arbëreshe"
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STORIA
San Demetrio Corone fu costruito sul finire del XV secolo da esuli albanesi costretti all'esilio dall’avanzata turco-musulmano nei Balcani. Gli albanesi vi giunsero nel 1471, più tardi giunsero gli Arvaniti (greco-albanesi) della seconda diaspora e Greci dalla città di Corone in Morea (Grecia) tra il 1532 e il 1534.[4][5]
Gli esuli albanesi si stanziarono nei pressi dell'antico oratorio di Sant'Adriano, dove nel X secolo San Nilo di Rossano si era rifugiato a pregare, la zona comunque era già abitata in epoca precedente all’arrivo degli albanesi, Il primo nucleo abitativo in passato era conosciuto in latino con il nome di Situ Sancti Dimitri, Testimonianza del fatto che preesisteva un piccolo monastero all'arrivo dei albanesi è data dalle Capitolazioni del 3 novembre 1471, quando l'abate archimandrita Paolo Greco si recò presso il notaio De Angelis per rogare un atto che registrò l'impegno ad accogliere i profughi albanesi a seguito del Duca Teodoro Lopez nel casale di San Demetrio, con la facoltà di coltivarne le terre.
Nel 1524 si ebbe una nuova immigrazione albanese in seguito alla guerra che Carlo V condusse contro i turchi: gli albanesi di Corone, città della Morea, oggi Peloponneso, vennero accolti dall'Imperatore nel Regno di Napoli e si distribuirono nei vari paesi fondati dai loro predecessori, fra cui San Demetrio. Dopo la costituzione del Regno d'Italia il nome "Corone", in ricordo della diaspora albanese, in particolare della seconda, venne aggiunto al comune (1863).
San Demetrio Corone è sede del Collegio Italo-Albanese di Sant'Adriano: chiamato in origine Collegio Corsini, fu istituito da Papa Clemente XII nel 1732 a San Benedetto Ullano, allo scopo di preparare il clero italo-albanese alla conservazione del rito bizantino-greco. Fu poi trasferito a San Demetrio Corone nel 1794, a seguito di richiesta del vescovo Francesco Bugliari. Dal 1794 la storia del territorio profondamente legata a quella del Collegio, fondato da re Ferdinando IV al posto del soppresso monastero; …“la posizione del Collegio (simile in ciò ai venerabili edifici di Oxford) è troppo bella, decisamente troppo bella per dei semplici giovanetti. Con la sua lontananza dal mondo, il suo paesaggio pastorale e la natura intorno così ispiratrice, è un luogo per filosofi, non per ragazzi; un luogo da riempire con quel senso di profondo appagamento tipico del saggio che ha superato ogni ambizione mondana…”. Così Norman Douglas, scrittore austriaco di origine britannica, innamorato del Sud d’Italia, nel suo celebre racconto di viaggi “Old Calabria” descriveva, mettendo in luce le proprie impressioni, il monumentale e rigoroso istituto di San Demetrio Corone, attorno al quale ha ruotato la storia di questo centro, quella calabrese e della etnia arbëreshe.
Esso divenne un importante organismo culturale degli albanesi d';Italia, nonché il primo istituto di formazione culturale in Calabria, dalle cui mura uscirono luminose figure del Risorgimento italiano come Agesilao Milano (1830-1856) i fratelli Raffaele (1814-1892) e Domenico Mauro (1812-1873), G. B. Falcone(1831-1857), Attanasio Dramis (1829-1911), Biagio Miraglia (1823-1885e letterati e giuristi come Cesare Marini (1792-1865) Girolamo De Rada (1814-1903) Demetrio Strigari (1816-1896) Pasquale Scura (1791-1868), ed ancora, come il più grande costituzionalista del XX° secolo Costantino Mortati.
Domenico Mauro, fu politico, letterato e patriota, tra i maggiori studiosi di Dante Alighieri, di lui scrisse Francesco De Sanctis: “Quando l’Italia avrà ricuperato il pieno possesso del suo senso morale, e si avvezzerà a guardare dietro lo scrittore l’uomo, a guardare gli uomini non da quello che scrivono, ma da quello che fanno: allora, se vi sarà un libro d’oro dei grandi caratteri e dei grandi patrioti, non mancherà una pagina [alle] virtù di Domenico Mauro”.
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TRADIZIONI POPOLARI
Durante la commemorazione dei defunti, suggestiva è la visita dei sacerdoti (papàdes) presso le famiglie, per procedere alla benedizione delle "panagie" (mensa con vino, pane, grano bollito e una candela sovrapposta al centro), simboli della resurrezione dei corpi e dell'immortalità dell'anima.
È consuetudine, da tradizione, fra la notte di Sabato e Domenica della Settimana Santa (Java e Madhe), recarsi alla fontana dei monaci (pusi) presso il Collegio di San Adriano, per perpetuare il rito del rubare l'acqua. Di solito ci si reca a gruppi, in tutto silenzio, secondo una regola cui non si deve trasgredire, anche se le tentazioni non mancano. E proprio in difesa di questa regola che ci si reca di "dokaniqie", lungo bastone con l'estremità biforcuta. Qui si procede all'accensione di un grande falò (qeradonulla) davanti al sagrato della chiesa. Al momento dell'accensione si inneggia il canto greco "Kristos Anesti"(Cristo è risorto). La mattina alle 5:30 si svolge una messa in chiesa chiamata messa dell'alba o "FJALA E MIRE" Il 26 ottobre cade la festa del santo patrono, e per tre giorni si tiene la fiera. La tradizione vuole che il giorno della vigilia, dal portone principale della chiesa, esca il "cavallo di S. Demetrio" (kali i Shèn Mitrit), sorretto alle spalle da due persone. È realizzato in cartapesta e gira casa per casa, portando messaggi augurali e ricevendo in cambio danaro, vino o altro. Il mercoledì delle Ceneri, durante il carnevale, viene svolto il funerale di "Nikolla", un vecchio vestito di stracci con a seguito vari personaggi. Subito dopo entrano in scena i diavoli (djelzit), coperti di pelle di capra. Il 26 agosto invece si festeggino i santi Adriano e Natalia copatroni del paese e anche in occasione di questa festività ci sono tre giorni di fiera e nel piazzale antistante la chiesa vengono allestite le "Barracche" dove ci si ritrova per mangiare panini, ma maggiormente si mangio lo spezzatino di trippa.
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COME ARRIVARE
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Da COSENZA
Autostrada A3 – Direzione Salerno, uscita svincolo autostradale di Torano (proseguimento per Mongrassano Scalo, provinciale per Santa Sofia d’Epiro, San Demetrio Corone); oppure svincolo autostradale di Tarsia (proseguimento per la diga di Tarsia, c/da Sant’Agata, Cantinella di Corigliano, c/da San Mauro, provinciale per San Demetrio Corone);
» Da SALERNO
Autostrada A3 – Direzione Reggio Calabria, uscita svincolo autostradale di Sibari (proseguimento per Sibari, Cantinella di Corigliano, c/da San Mauro, provinciale per San Demetrio Corone);
» Dalla 106 BIS
Uscita Villaggio Frassa, proseguimento per c/da San Mauro, provinciale
per San Demetrio Corone;
»IN AUTOBUS
» I.A.S. Scura, tel. 0983/886696, Fax 0983/565411;
www.iasautolinee.it
» Simet,tel. 0984 /953342, Fax 0983/516079;
www.simetspa.it
»IN TRENO
» Linea Tirrenica: Stazione ferroviaria di Paola
(proseguimento per Castiglione Cosentino);
» Linea Adriatica/Jonica: Stazione ferroviaria di Sibari;
» Servizio F.S. informa tel. 848888088;
»IN AEREO
» Aeroporto di Lamezia Terme;
tel. 0968/414111
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